Tanti sostengono che il mondo cambierà dopo il passaggio del Covid-19. I cambiamenti si verificano quando le grandi paure della vita vengono analizzate e approfondite. Nascita e vecchiaia presentano l’uomo in una condizione di fragilità e dipendenza. A Milano, una delle città più inquinate d’Europa, gli animali sono tornati nei luoghi turistici. La Darsena, uno dei luoghi frequentati dai giovani, è oggi occupata dalla presenza di cigni, anatre e nutrie. L’acqua che esce dai canali, già pensati nel XII secolo, è di nuovo pulita e limpida. Non ci sono bottiglie da vedere, non c’è immondizia. L’acqua cristallina arriva accarezzata dal vento davanti ad un cielo celeste lombardo macchiato solo di qualche nuvola solitaria. La peste ha riportato in città il canto degli uccelli, il silenzio e il profumo dei tramonti che avevamo perso da tempo. La peste rimuove la maschera e mostra il vero volto: l’individualista che si rinchiude solo per badare ai suoi meschini interessi; i falsi amici che si cancellano davanti alla geografia della solitudine; i cinici che vedono l’inutilità negli anziani e non più la saggezza. Alla fine l’epidemia ci cambia. Ci allontana e ci avvicina, ci apre o ci racchiude. La peste nella cultura classica indicava sempre un futuro diverso. Nel Decameron Boccaccio vedeva oltre la decadente morale fiorentina il desiderio di una nuova etica capace di orientarsi verso la natura e la libertà. Manzoni, nel 1821, scrisse della peste lombarda del 1629 e propose la Provvidenza come unica soluzione per un nuovo futuro. La tragedia non ci lascia mai indifferenti, ci cambia dentro, trasforma la nostra anima con ferite e cicatrici. Tutto rivela una nuda verità: non siamo più gli stessi di prima. Camus aveva usato questo legame tra maschera e volto nel 1947 per parlare della peste in un periodo in cui l’Europa aveva concluso una guerra con milioni di morti e tutto era in una fase di ricostruzio- 6 ne e speranza. Tuttavia, il romanzo dello scrittore algerino ha cercato di mostrare il volto autentico della paura, dell’angoscia come maschera del tragico destino umano. Questi nostri sono tempi diversi, sono tempi di lunga pace, di benessere e democrazia, sono tempi di globalizzazione e nichilismo, dove si conosce il prezzo di tutto e il valore di niente. A Milano, città di tre milioni di abitanti, metropoli industriale e universitaria del nord Italia, da giorni sono chiusi tutti i cinema, discoteche, teatri e musei, sono sospese manifestazioni sportive e vietati i convegni. Le università e le scuole sono chiuse. Comunichiamo solo attraverso la tecnologia. Lo spettro di una peste medievale vaga per i pomeriggi europei, donando alla vita quotidiana il clima di una guerra in cui il nemico è invisibile e può entrare nella tua casa senza bussare. La sera le strade sono spopolate e un silenzio quasi irreale si attacca ai muri, pende dai rami degli alberi dove la primavera inizia già a manifestarsi. Si tratta di una pace che ci ricorda la nostra fragilità e ci invita alla riflessione, all’interiorità per meditare sull'essenza della vita. Eravamo in pace ma non lo sapevamo, ora lo capiamo perché la peste invisibile ci circonda. Questa Via Crucis offerta al lettore è fatta di semplici riflessioni in cui ad ogni stazione tradizionale viene affiancata una croce causata dalla pandemia, dove la fede agonica è sostenuta dalla speranza. Milano, marzo 2021 Don Daniel Balditarra