Da quando sul finire dell’Ottocento iniziarono a definire il canone di un nuovo genere, i racconti distopici assunsero un ruolo critico nei confronti delle promesse del progresso e dei grandi progetti di trasformazione sociale. Il fascino che le distopie esercitano sul mondo del XXI secolo è invece probabilmente connesso alla nostra percezione del futuro, una percezione che, dopo il 1989, ha subito un radicale riorientamento rispetto alle coordinate novecentesche. Le distopie contemporanee riprendono certo il ruolo critico dei classici romanzi di Zamjatin, Huxley e Orwell, ma aggiornano anche le mappe delle paure, delle ansie, delle inquietudini, allargandone lo spettro ben oltre l’incubo di un nuovo potere totalitario.